LA PROTEOMICA CI SPIEGA LE COMPLICANZE A LUNGO TERMINE DI COVID19 E VACCINI

di Silvano Tramonte*

È uscito un preprint piuttosto interessante che potete trovare a questo link (https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2023.04.04.535604v1.full.pdf)

dal titolo “SARS-CoV-2 Spike Protein Accumulation in the Skull-MeningesBrain Axis: Potential Implications for Long-Term Neurological Complications in post-COVID-19

Articolo molto tecnico e di difficile lettura ma ve lo presento e commento perché approccia il tema da un’angolazione diversa e quasi del tutto unica: quella proteomica. La proteomica è la scienza che studia le proteine e tutto ciò che le riguarda. Non mi addentrerò nella complessa questione delle loro funzioni, basterà che vi dica che le proteine non si limitano ad avere una funzione strutturale, che è quella che tutti conosciamo non foss’altro che per gestire le nostre esigenze alimentari, ma hanno una tale complessa e variabilissima capacità funzionale da essere presenti e necessarie praticamente in tutte le attività del nostro organismo. E tanto per entrare subito in tema parliamo di Spike, che è, appunto, una proteina. Come tutti sanno la Spike è la proteina delle punte che danno l’aspetto a corona del virus e dunque il relativo nome. In questo caso la proteina funge da chiave per aprire la cellula e permettere la penetrazione del virus che lì si replicherà facendo il suo mestiere di virus. Ma torniamo alla Spike: essa è costituita da 2 sub unità, S1 e S2. Se immaginiamo il virus come una navicella spaziale, S1 è il sistema di aggancio all’astronave e S2 il portello che, ad aggancio avvenuto, consente all’equipaggio di penetrare nell’astronave. La navicella spaziale è il virus, l’astronave è la cellula e l’equipaggio è il filamento di mRNA che penetra nella cellula per sfruttare i suoi organuli, che lui non possiede, per riprodursi. Credo che così sia assolutamente comprensibile a tutti. Ma questo è solo l’inizio della storia perché l’attività della proteina Spike non si limita ad agganciare la cellula. Come ho detto, le proteine hanno un numero elevatissimo di funzioni, il che significa che hanno una grande attività e la possibilità di relazionarsi praticamente con tutto l’ambiente circostante. Ma la Spike non è una proteina che appartiene al nostro metabolismo, bensì è una proteina aliena, uno xenobiotico estraneo al nostro metabolismo, ma non per questo inattivo. Tanto per capirci tutti i veleni che conosciamo (dei serpenti, degli insetti, di certi pesci ma anche vegetali ecc.) sono proteine. Per questo le proteine si chiamano tossine quando sono aliene. Possono essere più o meno potenti, più o meno letali, ma qualcosa fanno, da qualche parte. Per questo motivo, quando mi resi conto che avevano prodotto un farmaco genico capace di costringere la cellula umana a produrre proteina Spike, originale, dunque non inattivata e purificata come si fa con qualunque vaccino a base proteica, mi sono preoccupato moltissimo e ho cominciato a temere il peggio. E il peggio è arrivato. Dunque la Spike è una tossina e, come tale, esercita un effetto tossico. Ma c’è una variabile da considerare, per fortuna, che ne attenua i rischi, e cioè che ognuno di noi è più o meno sensibile o, se preferite, più o meno resistente. C’è chi per una puntura di vespa o di ape può finire in ospedale e chi se la cava con un semplice pomfo. E torniamo alla Spike, che, alla fine, in virtù di una serie di fenomeni che avvengono alla cellula a cui si è attaccata, si libera e si ritrova a viaggiare nel torrente circolatorio, nei liquidi interstiziali, nella linfa, e, in breve, ovunque nel corpo del malato. Sapevamo già che la Spike era reperibile, dopo l’infezione o la vaccinazione, praticamente in tutti gli organi corporei ma quel che non sapevamo è che la spike è reperibile per molto tempo e più di quanto immaginato, molti mesi, fino a più di un anno, ed è un valore che potrebbe dimostrarsi più alto col passare del tempo. Sappiamo anche che questa proteina produce danni endoteliali (l’endotelio è la membrana interna di vene e arterie di qualunque calibro) che a loro volta producono trombosi, e questo in ogni organo, e le microtrombosi producono microinfarti, cioè la morte di piccole aree dell’organo colpito, perdita che si traduce in una perdita di funzione. Sappiamo anche che produce, attraverso una serie di fenomeni immunitari, reazioni autoimmuni (miocardio, tiroide, ecc). Quello che invece non sapevamo, tesi sostenuta in questo articolo, è che la Spike virale si accumula nel midollo cranico e delle ossa lunghe, nelle meningi cerebrali e nel tessuto cerebrale determinando danni, lesioni e morte cellulare con riduzione del tessuto cerebrale. Il meccanismo attraverso cui produce tanti danni è la completa disregolazione del proteoma, l’insieme delle proteine e delle loro funzioni, con sovraespressioni e sottoespressioni varie che esitano, alla fine, in uno stato infiammatorio e disfunzionale cronico che distrugge cellule e aree tissutali portando ai sintomi neurologici che tutti ormai conosciamo: nebbia e deficit cognitivi, perdita di memoria, perdita di olfatto e gusto, alterazioni sensoriali, ictus ecc. ecc. A questo punto resta da chiedersi, ma se questa è l’azione della spike virale, la spike vaccinale cosa farà? Ebbene, ahimè, la spike vaccinale farà di più e “meglio” dato che, rispetto alla virale, è stata ingegnerizzata con la sostituzione di due aminoacidi che la rendono più resistente, e dunque più duratura, e dunque più efficace. Questa però è la faccia cattiva della notizia, la faccia buona è che sapere cosa fa, dove lo fa e come lo fa, rende più facile tentare di intervenire e disattivare o impedire il fenomeno. Non che sia facile, ma è una direzione verso cui muoversi e che apre prospettivi interessanti per la cura e la diagnosi dei disturbi. Quello che appare via via delineandosi è che gli eventi avversi da vaccino mimano la covid19, come se quello che doveva essere un rimedio risulti alla fine essere peggio del male che doveva curare, e che il vero pericolo di questo virus non è tanto lui quanto la sua proteina Spike, un po’ come col Clostridium tetani: non è lui il pericolo ma una tossina che produce e che è quella che causa il tetano. Per il tetano abbiamo prodotto un vaccino basato su questa proteina ma inattivata e purificata, invece per la covid abbiamo prodotto un farmaco genico che costringe le nostre cellule a produrre la tossina originale, anzi, potenziata! Ed era esattamente quello che temevo quando ho saputo cos’era in effetti quel che chiamavano vaccino. La conclusione dell’articolo è che la proteina Spike si accumula e invade cranio meningi e cervello, innescando cambiamenti proteomici e morte cellulare nel tessuto cerebrale dovuto alla disregolazione delle cascate del complemento (componente della reazione immunitaria) e della coagulazione e una sovraregolazione delle proteine pro-infiammatorie. Insomma, un disastro. E questo solo la proteina Spike, cui si devono aggiungere, come se non bastasse, i danni provocati dalle altre componenti del farmaco, primo tra tutti l’mRNA, ancora tutti da verificare e studiare, e che costituiranno gli effetti a medio e lungo termine.

Medico chirurgo e consigliere Direttivo EUNOMIS*


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