“VIRUS, VARIANTI E VACCINATI: facciamo un po’ di chiarezza”

di Silvano Tramonte*.

L’immagine sottostante è tratta da “Il Fatto Quotidiano” del 5 luglio 2022. Nell’articolo il prof. Crisanti fa alcune dichiarazioni importanti, che riporto, e che cercherò di commentare, ardua impresa, nel modo più comprensibile possibile per il maggior numero possibile di persone.

Crisanti: “Le varianti si sviluppano sotto la pressione delle persone vaccinate che sono la maggioranza. Il vaccino è una barriera contro il virus, che genera varianti in maniera casuale. Se c’è una variante in grado d’infettare i vaccinati si ritrova avvantaggiata, è l’ABC della genetica. I non vaccinati non sono un ostacolo per il virus, il vero ostacolo sono i vaccinati quindi la pressione selettiva esercitata sul virus è quella del vaccino. Naturalmente si infettano anche i vaccinati, sia chiaro.”
I coronavirus non sono geneticamente stabili. Vuol dire che durante il processo di replicazione possono avvenire “errori” di trascrizione che determinano l’inizio di un ceppo mutato o variante. Le mutazioni sono del tutto casuali, a volte favorevoli e a volte sfavorevoli. Se le mutazioni sono molto favorevoli in relazione all’ambiente, allora quel ceppo mutante prenderà il sopravvento selezionato da un ambiente che ne favorisce la replicazione e la sopravvivenza, e darà a sua volta origine ad altre varianti che potrebbero a loro volta essere più o meno vantaggiose. Le meno vantaggiose si estinguono e le più vantaggiose prenderanno il sopravvento sul ceppo originario, e così via all’infinito. Tra le molte conseguenze delle mutazioni, quelle che sono più interessanti per il virus (ma attenzione il virus non ha una coscienza di sé, non è nemmeno un essere vivente) sono: alta contagiosità (determinata in molteplici modi) e la bassa letalità (il vantaggio massimo per il virus, determinato dalla selezione ambientale, sarebbe letalità uguale a zero). Ma i vaccini non sono tutti uguali, quello della covid 19 è rappresentato da una proteina spike fossile perché il virus originario da cui è stato tratto quel codice genetico è estinto. Quindi gli anticorpi che produce sono specifici per una identità proteica che non esiste più. La proteina spike dei ceppi odierni non è la stessa, ci assomiglia ma non è la stessa: può non essere riconosciuta da anticorpi che hanno un identikit di riferimento un poco diverso. L’immunità naturale invece è prodotta da un virus intero e non dalla sola spike quindi produce ceppi anticorpali specifici per l’intero materiale virale, questo vuol dire che gli anticorpi naturali hanno molti più particolari identificativi di quel virus e lo possono scoprire più facilmente e più efficacemente. Dunque, tanto più il virus è soggetto a produrre varianti tanto più l’immunità da vaccino è meno efficace di quella naturale. I vaccini poco efficaci vengono definiti imperfetti e non impediscono il contagio in entrambi i sensi: il vaccinato può contagiarsi e contagiare.
Ora prendiamo un soggetto con immunità da vaccino, A, e un soggetto, B, con immunità naturale. Tra A e B c’è un vantaggio in A per il virus e in B per l’ospite (l’ospite è il soggetto che viene contagiato dal virus). Questo vuol dire che il virus che contagia A potrebbe non contagiare B, il che vuol dire che B ha maggiori probabilità di A di bloccare il virus, impedirne la replicazione e di conseguenza la produzione di varianti. Ma se A consente ad una variante di replicarsi, funge da elemento selettivo per quella variante. Ecco perché i vaccini imperfetti determinano una pressione selettiva sulle varianti più abili ad eluderne la ridotta efficacia.
Tra un vaccinato e un non vaccinato la protezione del vaccinato, che ha già gli anticorpi efficaci per un certo range di varianti, lascerà passare solo quelle capaci di essere invisibili agli anticorpi prodotti con quel vaccino e replicandosi genereranno un grande numero di virus capaci di infettare i vaccinati, mentre il non vaccinato non opererà alcuna selezione non avendo anticorpi. Si chiama pressione selettiva vaccinale. Ecco perché Crisanti dice che i vaccinati favoriscono la selezione di varianti più capaci di contagiare, perché possono contagiare sia i non vaccinati e sia i vaccinati.
Crisanti: “Stanno accadendo due cose: Si stanno selezionando varianti in grado di infettare persone vaccinate e allo stesso tempo diminuisce la protezione globale della popolazione.”
La questione della selezione l’abbiamo chiarita, la diminuzione della protezione globale della popolazione invece dipende dal fatto che disgraziatamente l’efficacia di questo rivoluzionario vaccino, non è ironico poiché la sua concezione è realmente rivoluzionaria, decade velocemente, di qui la necessità di rivaccinarsi ogni pochi mesi; ho detto rivaccinarsi perché il richiamo è quello che rende duraturo l’effetto quindi, dal punto di vista tecnico, noi non facciamo richiami né booster ma semplicemente rifacciamo il primo inoculo e questo, con questo farmaco, sarà all’infinito.
Crisanti: “Ho sempre sostenuto l’idea di lasciare che il virus circolasse tra le persone che non avrebbero avuto complicazioni proteggendo però i fragili”.
Che il virus dovesse circolare per produrre immunità naturale ed endemizzarsi è quello che ho sempre sostenuto anch’io, ed è quello che facciamo coi virus influenzali, ma Crisanti si contraddice a proposito dei fragili. Sta circolando in maniera virale in queste ore un video di un’intervista in cui Crisanti ammette che non morivano i novax ma le persone vaccinate e fragili. Ora, come facciamo a proteggere i fragili se i vaccini non servono a proteggerli?
Quanto al no ai tamponi Crisanti ha ragione, la gente non si denuncia per non incorrere in quarantene penalizzanti ogni attività e di cui oggi, francamente, non appare ci sia reale necessità: con un RT prossimo a 20, come giustamente dice Crisanti, il virus non si ferma più e non abbiamo alcuna speranza di influire sul contagio quindi lockdown, quarantene e mascherine diventano ininfluenti: troppi malati e troppo alta la velocità della diffusione del contagio. A questo punto non sono tanto i malati a dover essere messi in quarantena ma i fragili a dover essere protetti isolandoli. Sempre che i fragili lo accettino. Protezione non può essere sinonimo di galera.
Crisanti: “Ora paradossalmente ci proteggono di più i guariti che i vaccinati”.
Già, e sapete perché? Perché i guariti si infettano molto meno dei vaccinati. Stando all’ISS i vaccinati con tre dosi si ammalano come i non vaccinati. Allora verrebbe da chiedersi, perché diavolo si sono vaccinati?
Crisanti: “Ho sempre sostenuto l’idea di lasciare che il virus circolasse tra le persone che non avrebbero avuto complicazioni, proteggendo però i fragili”.
Abbastanza vero, e certamente giusto. Ciò che è sbagliato in questa visione è la protezione dei fragili coi vaccini. Sappiamo che la protezione che i vaccini conferiscono è di breve durata e che al moltiplicarsi delle dosi la durata diminuisce e il soggetto diventa sempre più suscettibile di malattia per il fenomeno di inversione della protezione. Dunque, proteggere i fragili significa isolarli, una specie di quarantena dei sani, poiché bisogna sottrarli al rischio contagio. Ma come? In forma coatta? Perché? Nella nostra cultura non esiste l’obbligo di cura, o meglio non è mai esistito e sta cercando di nascere ora con questo maldestro tentativo di medicalizzazione della società e dell’obbligo di non ammalarsi. Ma, ripeto, perché? L’habeas corpus è un diritto acquisito da secoli e riconosciuto nella nostra Costituzione e riconosciuto da diversi articoli della Dichiarazione dei Diritti Umani, sebbene indirettamente. Ora, noi, ma non da ora solamente, stiamo comprimendo questi diritti. Si pensi per un attimo al senso dell’imposizione della cintura di sicurezza o del casco in moto o sugli sci e di tutte la normativa sulla sicurezza che colpisce solo l’individuo (obbligo di abbigliamento tecnico e omologato per andare in moto per esempio): si vuole obbligare il singolo individuo a non ferirsi per il suo bene o per risparmiare i quattrini che il suo ferirsi costerebbe allo stato? Costi che peraltro sono anticipati obbligatoriamente e sostanziosamente ogni anno dal medesimo cittadino che non necessariamente avrà un incidente in moto o di qualunque altra categoria. Dunque, come lo vogliamo obbligare il fragile, che già ha questa sfortuna e non potrà più scegliere come vivere, viverla? Inevitabilmente mi corre l’obbligo di fare un’altra domanda, finale questa: se io posso, attraverso il consenso informato che posso non rilasciare, rifiutare qualunque tipo di terapia, foss’anche salvavita, perché non posso rifiutare un farmaco che vaccino non è e il cui effetto si esplica solo e unicamente su me stesso senza coinvolgere nessun’altro? O perché non dovrei poter rifiutare una misura protettiva come l’isolamento che, di fatto, mi ucciderebbe nello spirito se non nel corpo?
Crisanti: “È scandaloso che in Italia la quarta dose per i fragili abbia un’adesione scarsissima molto inferiore all’Inghilterra o altri Paesi. Ma la quarta dose non risolve tutto. Serve anche una campagna rivolta ai fragili per convincerli ad usare la mascherina, bisogna farli lavorare a casa e aiutarli se indigenti.”
Non è scandaloso, è l’espressione della libertà personale. La stessa che concediamo ad ogni paziente ricoverato in ospedale: se non firmo non mi curate, se firmo mi dimettete! Sono il padrone di me stesso e decido io, di me stesso. E un medico non si dovrebbe scandalizzare per questo, anzi! No, non “bisogna farli lavorare a casa”, detto così suona come una condanna, una costrizione, mentre deve essere chiara, una volta per tutte, che il modo di vivere la vita è del tutto personale e insindacabile: un diritto fondamentali che EUNOMIS tutela di nome e di fatto.
Crisanti: “I tamponi fai da te sono un disastro. Accecano il sistema di sorveglianza, non sappiamo quante persone sono positive, molti non si denunciano o lo fanno tardivamente solo quando hanno sintomi gravi, e così neutralizzano le terapie antivirali. Peggio di così non si può. Se sbagliano in tutto il mondo sbagliamo pure noi? Questo dimostra solo come interessi di profitto danneggiano la salute pubblica”.
Punto per punto. I TAMPONI FAI DA TE. I tamponi sono un disastro da sempre. Ma sono stati un affare gigantesco per una montagna di persone che ci si sono arricchite. I rapidi non garantiscono la non contagiosità del soggetto risultato negativo, così come non garantiscono l’esistenza dello stato di malattia attivo. Questo per due motivi fondamentali: l’incertezza della validità della tecnica utilizzata dal soggetto e la finestra di efficacia che può essere ritardata rispetto all’inizio della malattia, e dunque il soggetto è contagioso ma non lo sa e contagia, o anticipata rispetto alla fine della malattia. Sono abbastanza affidabili ma non del tutto affidabili, dunque, e la loro affidabilità diminuisce o aumenta in funzione della capacità di eseguire il test. Capacità che normalmente un paziente non ha. Dunque, come per il molecolare, non è un vero e proprio test per diagnosticare la malattia ma solo l’avvenuto contatto col virus. Il rapido rileva la presenza dell’antigene, proteina spike o altra proteina virale, mentre il molecolare rileva la presenza di materiale genico ma in entrambi i casi non c’è garanzia di presenza di virus attivi. Allora a che serve fare i tamponi? Non hanno valore certo diagnostico, non hanno valore per impostare una terapia precoce che, d’altra parte, ufficialmente viene impedita. Servono per questioni burocratiche: entrare e uscire dalla quarantena, ottenere il green pass di 48 ore, l’accesso a determinate strutture ecc. ecc. Il che potrebbe essere sensato se la letalità del virus fosse importante ma se usiamo i tamponi rapidi per ostacolare la circolazione del virus, il contagio, di fatto ostacoliamo il realizzarsi di un’immunità naturale che sarebbe, ed è, la miglior difesa possibile di fronte ad un virus molto contagioso, poco letale e molto mutevole. Infatti, le persone, pur non sapendo quanto sopra spiegato, si sono comportate come se lo sapessero e hanno usato i tamponi per ottenere un lasciapassare ufficiale e dunque solo in caso di risultato negativo, mentre assai spesso non ha denunciato i risultati positivi proprio per non perdere la propria libertà, contando, soprattutto dall’autunno del 2021 e sempre di più da questa data in poi, sulla consapevolezza di un manifestarsi assai lieve della malattia nel 95% dei casi. Ora, tutto questo pasticcio non si è determinato da solo ma è la conseguenza di una normativa sbagliata, pretestuosa, e antiscientifica. Si può sbagliare, per carità, ma se l’errore è palesemente talee contro la logica e la conoscenza disponibile, allora non è più un errore ma una perfida volontà, e questa perfida volontà è stata perseguita con ogni mezzo lecito o illecito, a colpi di minacce e ricatti e violenze. Ma Crisanti dice un’altra cosa molto interessante, domanda infatti: “Se sbagliano in tutto il mondo sbagliamo pure noi?” Cioè, dice Crisanti, non badiamo a quel che fanno gli altri ma facciamo quel che sappiamo essere giusto. E lo sapeva cosa era giusto dato che fu lui ad evitare in Veneto la tragedia che colpì invece la Lombardia. E lo sapeva anche dopo, quando in un’intervista alla domanda se si sarebbe vaccinato rispose che avrebbe aspettato la fine dello studio di fase III e dunque il dicembre del 2023. Non mantenne la posizione, per lo meno ufficialmente, poi non so se davvero si sia vaccinato… Ma il punto della questione resta quello: tutto il mondo ha sbagliato e noi pure andandogli dietro. E che tutti abbiano sbagliato è ormai indiscutibile in virtù di tutti gli studi scientifici che stanno uscendo sempre più numerosi e decisi, ma che fosse sbagliato lo sapevamo anche prima e fin dall’inizio in virtù di tutte le conoscenze già acquisite, in dati e in metodologia, dalla medicina classica. Quante volte mi sono sentito obiettare, alle argomentazioni indiscutibili che presentavo, che insomma allora tutto il mondo sbagliava e io invece avevo ragione! Era proprio così: tutto il mondo sbagliava e io avevo ragione. Io cominciai a dubitare fin da subito, fin dalla fine di febbraio del 2020, e credo proprio di poter dire che fui il primo a dirlo pubblicamente, ma inutile rivangare e inutile polemizzare, ancor più inutile vantare un primato, ma sono sicuro che molti medici in cuor loro dubitarono e col passare del tempo cominciarono ad esprimere i loro dubbi che divennero poi così forti da obbligarli ad una triste e drammatica decisione: farsi sospendere o seguire la propria conoscenza e coscienza. Infine, Crisanti ha ragione su un punto: gli interessi di profitto danneggiano la salute pubblica. E questo è vero sempre e comunque! La salute pubblica dovrebbe essere un interesse sociale alieno al profitto e alla logica d’impresa! Se la salute pubblica fosse stata in mano allo stato e nessun privato avesse potuto lucrarci, forse le cose sarebbero andate meglio…
Crisanti: ” Va meglio (rispetto alle forme più gravi della malattia) perché siamo vaccinati o guariti. Immagino un autunno con oscillazioni più o meno grandi come quelle note e tassi di letalità più o meno stabili”.
Questa è una grossa incognita, invece, per nulla certa, poiché i guariti sono pochi e i vaccinati la stragrande maggioranza: quello che ci aspetta è dominato da due tragiche circostanze. La prima sono tutti i rischi degli effetti avversi che possono colpire da oggi e per i prossimi 5 o 10 anni, di cui già vediamo i prodromi sotto forma di morti improvvise il cui aumento è spaventoso, sviluppo e/o ripresa di malattie autoimmuni, tumori, alterazioni genetiche, malformazioni ecc. ecc. Quello che mi auguro è che si sia così ragionevoli da sospendere l’uso dei farmaci genici e riprendere il corso di una medicina tradizionale in cui al centro c’era la salute ed il benessere del paziente, inteso come individuo-persona e la cui guida è sempre stata quel codice deontologico che, se si fosse seguito fin dall’inizio, ci avrebbe preservato dai drammi presenti e a venire.

*Medico chirurgo e consigliere Direttivo EUNOMIS


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