CONFIDENZE E CREDENZE PANDEMICHE. Le certezze dell’ignoranza

di Silvano Tramonte*

Lo sappiamo tutti oramai e parole come effetto Dunning-Kruger, distopia, dissociazione e analfabetismo funzionale sono note ai più come pure noto è il significato. Assai meno nota è la consapevolezza di esserne affetti ritenendo che sia un fenomeno che interessa sempre gli altri. D’altra parte come facciamo a sapere di essere noi gli affetti e non quelli con cui interloquiamo? È facile, è scritto nel sottotitolo: l’ignoranza ha certezze che la sapienza non ha. Attenzione, ci sono certezze lecite, ovviamente, e sono quelle di cui nessuno dubita perché fanno parte del risaputo e risaputo da chiunque, ma poi ci sono le certezze presunte, che si sviluppano in assenza osservazione e raccolta di dati, di esperienze ed esperimenti, di verifiche e di riproducibilità. Verrebbe da credere, a questo punto, che ogni posizione intellettuale che si generi in presenza di tali citate condizioni sia una certezza e lo sia poiché si generano in virtù di un atteggiamento scientifico: l’utilizzo del cosiddetto metodo scientifico. Val la pena di sfatare subito il mito scientifico del metodo: l’uso di tale strumento non garantisce certezze ma buone probabilità che lo siano. La scienza non ha certezze, mai. Se ne avesse smetterebbe di crescere, evolversi, e fare nuove scoperte. Le certezze della scienza sono dunque relative e momentanee perché essa può crescere solo dubitando di sé e riuscendo a smentirsi. Dunque quelle scientifiche, più che certezze, sono nozioni aggiornate che hanno un notevole grado di affidabilità perché, allo stato attuale della capacità di indagine appaiono come verità. Un esempio eclatante è il microscopio: la cellula descritta dal microscopio ottico è totalmente diversa da quella descritta dal microscopio elettronico e dunque variano le interpretazioni microbiologiche dei componenti cellulari e delle loro funzioni. Potremmo dire la stessa cosa del telescopio, o di qualunque altro strumento di indagine: più lo perfezioniamo e più scopriamo l’inesattezza delle nostre precedenti interpretazioni della realtà. La scienza procede per errori correggendoli mano a mano che aumenta le proprie conoscenze. Il dogma centrale della biologia molecolare è un principio formulato negli anni cinquanta del XX secolo, secondo cui, in biologia molecolare, il flusso dell’informazione genetica è monodirezionale: parte dagli acidi nucleici per arrivare alle proteine, senza considerare un percorso inverso. Ma nella scienza non esistono dogmi, la scienza è sapere in divenire, ciò che vale oggi non vale più domani. In questi ultimi due anni, proprio grazie agli studi sul sars-cov-2 e il “vaccino” contro la covid19, si è detto che questo dogma è crollato poiché si sono scoperte possibilità diverse e si teme che il mRNA vaccinale possa indurre mutazioni genetiche al DNA nucleico. Non approfondiamo il discorso perché ci si dovranno scrivere ancora tonnellate di articoli e vedremo come si metterà ma è certo che più cresce il nostro sapere e più tale dogma traballa e viene messo in discussione. Aggiungo, per buona misura, che quello che sappiamo sul genoma è veramente poca cosa rispetto a quello che non sappiamo e anche questo avrebbe dovuto consigliarci di usare maggiore prudenza nel maneggio di vaccini a mRNA e invece pare che, prima ancora di sapere come funzionano e cosa fanno davvero, vogliamo implementare tale tecnica e produrre molti altri vaccini con questa tecnologia.

La CONFIDENZA è la condizione propria di chi ha fede o speranza in altri o in qualcosa, di chi confida in qualcuno ossia gli tributa la sua fiducia. La gente comune, ma non solo, anche la grande maggioranza dei notabili del mondo, politici, medici, magistrati, hanno compiuto questo atto di fede nei confronti nei confronti delle affermazioni della scienza sulla covid, e questo è assai strano perché era una malattia di cui scientificamente non si sapeva nulla, ma da dove o da chi venivano queste affermazioni “scientifiche” visto che la scienza ufficiale, quella che studia per anni i fenomeni prima di farsene una idea, non ne sapeva nulla?

La CREDENZA, dal latino credere, o prestar fede, quindi affidare, consegnare. Di qui il significato del nome del mobile a cui affidavamo in passato i nostri cibi: la credenza. Per una “credenza” possiamo affidare la nostra salute ad un vecchio rimedio basato più su un mito che su una verità. Ed ecco quello che è stato fatto in questa pandemia, con questo virus, con questa malattia, entrambi sconosciuti e con questi “vaccini”: abbiamo creduto magicamente in qualcosa che non conoscevamo e a questo leggendario e futuristico rimedio affidato la nostra salute.

Einstein, non solo elaborò la famosissima E=MC2 ma anche la meno nota, sebbene altrettanto valida, E=1/C, dove E sta per ego e C sta per conoscenza, cioè ego=1: conoscenza, e rappresenta una proporzione inversa all’aumentare della conoscenza diminuisce l’ego e viceversa al diminuire della conoscenza l’ego cresce proporzionalmente. Con questa formula, Einstein denuncia come le persone che hanno minori conoscenze siano le più boriose ed arroganti intellettualmente, saccenti ed inamovibili anche di fronte a prove evidenti o logiche stringenti.

Fatta questa lunga ma necessaria premessa, vediamo ora di leggere i fatti degli ultimi tre anni alla luce di questa piccola lanterna.

Quando il mondo subì l’invasione del Sars-Cov-2, quasi immediatamente si divise in due fazioni: i certi e gli incerti, e nei successivi tre anni, sino ad oggi, i certi sono rimasti certi delle proprie posizioni e delle proprie scelte, a qualunque categoria sociale appartenessero, politici, medici, magistrati, amministratori e via via fino al semplice uomo della strada, locuzione in uso per definire la gente qualunque. Gli incerti, invece, divisi in due sottogruppi, quelli che hanno dovuto cedere alla forza e ai ricatti e quelli che hanno potuto resistere, hanno via via perso le proprie perplessità mano a mano che la scienza, quella vera, studiava i fenomeni e li interpretava e le notizie uscivano, sempre più preoccupanti e sempre meno timidamente. Ora i certi sono rimasti tali e gli incerti sono diventati via via meno incerti fino a diventare essi stessi certi ma di certezze opposte a quelle dei primi. Ora, è chiaro che uno dei due gruppi è nell’errore ed è assai facile che chi sta nell’errore sia proprio chi partì fin da subito con le massime certezze quando ancora non esisteva alcun dato che le sostenesse. In quel momento erano in tanti ad essere certi. Tantissimi. Io fui tra i primi a palesare le mie incertezze raccogliendo ostilità e discriminazione a qualunque livello ma io non ero nessuno e ci stava pure che mi si prendesse per pazzo. Quello che non capisco proprio è come si sia potuto prendere per pazzo, o rincoglionito, gente come Montagnier, Raoult, Doshi, Ioannides, Malone e molti altri che eran pochi rispetto agli altri ma che erano nomi di grande prestigio internazionale e di grande caratura scientifica, e che tutto avevano da perdere e nulla da guadagnare. Le voci contrarie sono diventate numerose col tempo e pur tuttavia le certezze inamovibili sono rimaste tali. I dati contrari sono sempre più numerosi e tuttavia le certezze inamovibili restano tali. Tutt’al più c’è una voglia di voltare pagina e chiudere col passato che resta però indiscutibile: i vaccini hanno salvato milioni di vite e sono sicuri ed efficaci, le mascherine servono ancora e il distanziamento non va male, il green pass non viene sconfessato ufficialmente. Ora, quello che non riesco davvero a capire, è come si possa ancora credere, oggi, che i disperati tentativi di mettere in guardia contro l’ubriacatura da confidenza e credenza che venivano da persone di così elevato calibro scientifico fossero dovute a improvvisa perdita di lucidità o, peggio, incapacità di intendere e di volere e non abbiano generato il minimo dubbio, la minima volontà di sospendere il giudizio e valutare, come si è sempre fatto per secoli, utilizzando i canonici e sempre perseguiti criteri di prudenza, diligenza e perizia. Come non si è voluto nemmeno prendere in considerazione le loro posizioni e si è proceduto a somministrare a mezzo pianeta un farmaco sperimentale e dalla elevata pericolosità potenziale? Come si è potuto negare valore all’immunità naturale? Come si è potuto aggredire, si ho detto aggredire, con un farmaco di cui nulla si sapeva gestanti, donne in allattamento, dunque feti e neonati e poi bambini di pochi mesi?? Come!? E tutti d’accordo, medici in primis ma poi magistrati, politici, responsabili di comunità, direttori scientifici, e via elencando. Ora, ahimè inevitabilmente, dobbiamo fare i conti con le morti improvvise di giovani e atleti, l’eccesso di mortalità, le riattivazioni di patologie oncologiche e autoimmuni, infezioni virali e strani fenomeni patologici mai visti prima.

E tuttavia continuiamo a vaccinare e a produrre nuovi vaccini a mRNA. Una perseveranza diabolica, direi!

Medico chirurgo e consigliere Direttivo EUNOMIS*


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