Caro Collega…

Su quotidianosanità.it, venerdì 6 maggio, compare una lettera al Direttore a firma Antonio Panti, dal titolo “La vendetta dei medici no vax sui bilanci dell’ordine”.  L’autore, medico di medicina generale, non è un medico qualunque. Presidente dell’Ordine dei Medici di Firenze dal 1987 al 2017 è stato segretario nazionale della FIMMG e socio fondatore della SIMG. Ha fatto parte di numerose commissioni nazionali e della commissione deontologica della FNOMCeO dal 1984 a oggi. Giornalista pubblicista, autore di molte pubblicazioni, ha diretto la rivista Toscana Medica per un trentennio. É stato vicepresidente del Consiglio Sanitario della Regione Toscana da 1998 al 2016. Attualmente coordina l’attuazione della L. 219/17 in Toscana, fa parte della Commissione Deontologica Nazionale della FNOMCeO e del Comitato Regionale di Bioetica della Toscana. Dunque quando il collega Panti usa la dizione no vax lo fa scientemente e volutamente ricorre a questa infamante definizione del tutto inappropriata e fuorviante per gettare il discredito su tutti i medici che si sono dichiarati non già contrari ai vaccini bensì contrari ad una terapia genica sperimentale. Parallelamente all’accusa a carico dei medici arriva la difesa “… delle decisioni disciplinari adottate dagli Ordini, pur sapendo che queste non erano altro che la trascrizione ex lege delle sanzioni amministrative prese dalle ASL.” Dunque gli Ordini non hanno alcuna responsabilità nell’aver accettato supinamente per decenni un legiferare contrario alle necessità di medici, pazienti e Sanità tutta?
Ce l’hanno, e lo stesso Panti non può non ammetterlo nel paragrafo successivo: “Da molto tempo si lamenta il disimpegno e la disaffezione dei medici nei confronti degli Ordini. Questi episodi rivelano anche una profonda ribellione contro l’istituzione professionale in un quadro da un lato di giustificato disagio per una professione oberata di compiti impropri, dall’altro di un’ostilità che accumuna l’Ordine al Ministero, le Regioni, le ASL.” Dunque i medici sono stanchi per un pluridecennale disagio e un’ostilità la cui origine sprofonda nell’abbandono degli Ordini che, invece che enti morali custodi della professione e tutori dell’indipendenza del medico, come codice deontologico vuole, si sono fatti puri e semplici portaordini ministeriali.
Quel codice deontologico che essi stessi si sono dati e che appare un mero esercizio letterario cui l’Ordine si rivolge quando c’è da sanzionare un medico ma non quando c’è da proteggerlo. O quando ci sarebbe da invocarlo contro ingerenze governative.
Quando il collega dice: “…questione dei medici non vaccinati che, però, fin da subito era necessario tentare di distinguere tra problemi diversi: amministrativi (mancata registrazione, vaccinazione in regioni o stati diversi, ecc.) oppure sanitari per immunopatie, oppure ideologici per avversione ai vaccini. Insomma anche tra i medici la “vaccine hesitancy” ha molte declinazioni, ma quella che più interessa è di chi condanna i vaccini e li sconsiglia ai pazienti.” Si dimentica che nessuno, né a livello governativo né a livello ordinistico, ha concepito la necessità di tale distinzione presi tutti com’erano dal sacro fuoco della vaccinazione a tutti i costi. E quando dico tutti i costi intendo davvero tutti: a nessuno è mai stato riconosciuto il motivo sanitario neppure in presenza di gravi immunopatie, non perché inesistente ma perché imperante la volontà di non riconoscere motivi validi all’esonero. Tutti quei titoli di cui si fregia il collega Panti sono sufficienti a renderlo edotto del fatto che non esistono motivi ideologici di avversione ai vaccini ma motivi scientifici e deontologici di astensione cautelativa. Si chiama dubbio clinico e non vaccine hesitancy essendo quest’ultimo atteggiamento proprio di persone che rifiutano il principio stesso della vaccinazione e non un singolo specifico farmaco di cui poco si sa e molto si teme. Il medico prudente e preoccupato per i suoi pazienti, sconsiglia QUALUNQUE terapia non sia sufficientemente sperimentata, e di cui si conosca tutto quanto è necessario sapere per poterla prescrivere o somministrare rispettando gli imperativi etici primum non nocere e in dubio, abstine!
Quando afferma: “Le intenzioni della Federazione e del Ministero erano certamente giustificate e condivisibili” non supporta tale affermazione con alcuna argomentazione o dato scientifico, cosa che non era certamente possibile fare alla fine del 2020 e cosa che oggi oramai si sa essere impossibile. E ciò a motivo del fatto che si è dato corso ad una vaccinazione obbligatoria prima di acquisire i dati che tale obbligo avrebbero giustificato è cha a un anno e mezzo di distanza si dimostrano inesistenti.
Quando argomenta:” … soltanto i medici renitenti al vaccino avrebbero dovuto essere segnalati all’Ordine, affinché potesse scattare la valutazione deontologica. A tal fine basta chiedere a un medico cosa sa sui vaccini e cosa consiglia ai cittadini e procedere in base alle risposte; i medici antivaccinisti debbono essere sottoposti a procedimento disciplinare. Un laureato in medicina non può essere contrario agli anestetici o agli antibiotici o alla potabilizzazione delle acque; quindi neppure ai vaccini.” Confonde ancora una volta, e il numero delle sue competenze deve far pensare che lo faccia strumentalmente, la posizione di chi è contro le vaccinazioni tout court, e i medici che lo sono si conteranno sulle punte delle dita di una mano, e di chi invocava prudenza nei confronti di una terapia genica di cui non si sapeva nulla ma c’erano ottimi motivi per dubitare e nutrire grandi preoccupazioni. E’ certamente vero che un “…laureato in medicina non può essere contrario agli anestetici o agli antibiotici o alla potabilizzazione delle acque; quindi neppure ai vaccini.” ma è altrettanto vero che questi sedicenti vaccini, e sedicente è esattamente la parola giusta, in realtà non sono affatto vaccini, e lo dimostra il fatto che per poterli considerare vaccini si è dovuta modificare la definizione ufficiale di vaccino, ma sono terapie geniche sperimentali che mai, come tali, si sarebbero potute autorizzare nemmeno in via provvisoria.
Quando poi afferma che:” L’Ordine doveva essere posto in condizione di audire tutti coloro sui quali vi fosse il ragionevole dubbio di un comportamento anti deontologico per giudicarli in base alla legge. Invece si è fatto una gran confusione che ha catalizzato rabbia e sfiducia facendo da sponda a complottismi antiscientifici per i quali sì che sono da attivare le procedure disciplinari.” Ci trova assolutamente d’accordo, ravvisando però il comportamento antiscientifico in tutti coloro che hanno sostenuto il criterio di obbligatorietà imponendo un TSO ingiustificato sul piano scientifico, inaccettabile sul piano odontologico, incongruo sul piano terapeutico.
Riguardo alle bocciature di bilancio le valuta improvvide e afferma che: “…occorre trovare una soluzione. A mio avviso l’obbligo della vaccinazione per il personale sanitario non può che essere mantenuto e reso stabile come onere di servizio. Chi non è vaccinato non lavora nella sanità o almeno a contatto con i pazienti. Ma ciò rientra nelle norme della medina del lavoro.”, e in termini generali posso essere d’accordo con lui se si riferisce a malattie infettive la cui soglia di pericolosità sia equiparabile a quelle per cui esiste da sempre l’obbligo, se si riferisce a vaccini sperimentati e di uso comune di cui si conosca l’esatto rapporto costi/benefici.
Panti riesce a dire anche questo: “Ad oggi è interesse degli Ordini, che hanno responsabilità anche nei confronti dei liberi professionisti, di avere le segnalazioni relative a chi non solo rifiuta il vaccino ma lo sconsiglia. Questi medici sono da valutare sul piano deontologico.” mentr’invece interesse dell’Ordine dovrebbe essere il rispetto del codice deontologico in ogni suo articolo, anche e soprattutto quelli che entrano in contrasto con tale posizione che Panti assume incredibilmente pur facendo parte della Commissione Deontologica Nazionale della FNOMCeO e del Comitato Regionale di Bioetica della Toscana, un ruolo in totale contrasto con tali affermazioni.
Il resto della lettera al Direttore di Panti non contiene elementi di rilievo oltre ai già citati e la tralasciamo ma è davvero inquietante che un commissario nazionale FNOMCEO per la deontologia riesca a contravvenire ad almeno la metà degli articoli che riguardano i doveri del medico in relazione ai pazienti. È talmente grave e stupefacente tale comportamento che vedo necessario riproporre, nei miei prossimi scritti su questa pagina, ogni singolo articolo del codice deontologico con relativo commento elaborato proprio da quella Commissione Deontologica Nazionale FNOMCEO di cui il collega Panti fa parte e al quale commento ha certamente contribuito. Come può essere lontana, a volte, l’azione dalla giustificazione invocata!
Dr. Silvano Tramonte
Coordinatore Gruppo Medico Scientifico EUNOMIS