Il Moloch e le mamme

Il sacrificio di animali e di esseri umani è stato praticato in molte culture differenti e in epoche differenti fin dai tempi remoti in collegamento a cerimonie religiose le cui motivazioni erano generalmente propiziatorie nei confronti di divinità varie, sia per conquistarne i favori in procinto di compiere qualche impresa e sia per placarne la supposta collera in occasione di calamità varie. Una di queste divinità, tra le più feroci da placare, era il Moloch. Il suo culto era diffuso alle culture di tutto il Vicino Oriente antico, tra cui Ebrei, Egizi, Cananei, Fenici e culture correlate in Africa settentrionale.  Ad esso venivano dedicati sacrifici umani di bambini, che venivano sgozzati e bruciati tra le fiamme di in un fuoco tenuto sempre acceso in suo onore. Moloch divenne anche il nome del rituale durante il quale venivano bruciati i bambini primogeniti per  trasformarli in divinità protettrici della famiglia. Si narra che a Cartagine ci fosse una statua di bronzo dedicata al dio tra le cui braccia venivano deposti e legati i bambini sotto il corpo dei quali veniva acceso il fuoco sacrificale che li divorava al rullar di tamburi che ne coprivano le urla strazianti.
La Bibbia ci racconta di Abramo che ricevette l’ordine di sacrificare a Dio il suo unico figlio, Isacco, per provare la sua fede. Abramo ubbidì senza battere ciglio e Dio, vista la sua fede, risparmiò la vita di Isacco. Ora, mi piacerebbe discettare un poco su quest’esempio di amore paterno, ma rilevo che, senza perdere tempo a chiedermi come fosse possibile che un dio onnisciente avesse bisogno di una prova simile per essere sicuro della fede di Abramo, l’episodio narrato dalla Bibbia ci dice che il sacrificio dei  bambini alla divinità, per propiziarla o placarla, era qualcosa di noto e accettabile. Se parliamo di istinto materno negli animali sappiamo tutti di cosa stiamo parlando: la naturale propensione ad accudire, proteggere e insegnare i rudimenti della sopravvivenza ai propri cuccioli da parte della madre. Parte dell’istinto materno animale è la nozione innata del taglio del cordone ombelicale, che viene eseguito senza la minima esitazione. Ora, a nessuno viene in mente di discutere l’istinto materno animale negli animali, ma ultimamente lo si discute nell’uomo come se l’uomo non fosse un animale e cominciasse orgogliosamente a porsi al di fuori e al di sopra del regno animale. Nondimeno ci risulta molto difficile pensare che una madre possa accettare, oggi, di sacrificare il proprio figlio ad un Moloch qualunque, avesse pure una faccia mediaticamente seducente. Ma se il sacrificio fosse meno cruento di un divoramento o di una consunzione tra le fiamme e si ammantasse di motivazioni scientifiche e si praticasse per mezzo di uno strumento, il vaccino, associato da sempre, per noi uomini moderni, alla salvazione medica?
Per questo l’han chiamato vaccino anche se non lo è affatto: c’era bisogno che conquistasse la fiducia della gente, non spaventasse come avrebbe fatto se l’avessero chiamato farmaco genico.  Il Moloch, oggi, ha una faccia buona, usa parole rassicuranti, usa cartoni animati per convincere i bambini ad accorrere a lui, usa la narrazione sacrificale retorica, che è sempre la stessa, la salvezza della patria, in un tempo e in un mondo in cui la patria non esiste più, ma camuffa questa icona con raffinati strumenti psicologici di condizionamento sociale che non solo convincono, ma addirittura danno corpo ad una entità che in realtà in Italia non è mai esistita se non nell’idea di talune dottrine politiche: la comunità.
La patria era male, la comunità invece è bene. La patria è qualcosa di culturalmente e storicamente molto definito, la comunità è un concetto amebico in cui tutti si possono riconoscere e partecipare. Ed ecco che scatta la trappola. Ed ecco che perfino le madri si lasciano convincere. I bambini si attirano ancora coi balocchi, ma non basta: coi più grandicelli si è usata la tecnica della sobillazione a rivoltarsi contro i genitori, privati di fatto della loro patria potestà, ma coi più piccoli bisognava convincere anche i genitori ed ecco che appare la doppia leva di Archimede: i bambini sono un serbatoio virale e dunque contagiano, e poi ora si ammalano e muoiono anche loro. Come se la costruzione di una solida immunità naturale non partisse proprio da loro. Non è bastato che il rito iniziatico abbia ucciso giovani donne e giovani uomini. Li abbiamo visti crollare, abbattuti dal malefico dio, mentre studiavano, mentre giocavano, mentre praticavano sport.  Ora il Moloch dalla faccia buona vuole i bambini e una moltitudine di madri accorre, con l’istinto sopito dall’oppio verbale e sapiente.
Ma perché il sacrificio dei bimbi? A quale divinità li sacrificheremo? Per quale motivo?
La storia è sempre quella: una calamità incombe tragicamente e il dio va placato e propiziato. La divinità di oggi è l’unica a cui si riconosce un potere magico: la medicina. I suoi paludati officianti sono i sacerdoti che ne celebrano i riti e arringano la folla perché accorra al tempio: i medici. E il motivo, anche quello è sempre il solito: salvare la classe dominante, ma senza dirlo a nessuno. Una salvezza basata, ora come allora, soltanto su una ridicola speranza, che il sacrificio possa fermare qualcosa che è inarrestabile, almeno finché la sua spinta propulsiva non si esaurisca da sola. Sì, da sola. Perché è così che finiscono i fenomeni naturali: da soli. Noi non siamo capaci né di fermare un terremoto, né di fermare un uragano, né di fermare un’invasione di cavallette, né di fermare una pandemia come oramai dovrebbe essere chiaro a tutti. Ciò nonostante, ci ostiniamo a compiere sacrifici umani, e ora di bambini, su un altare che gronda sangue, sperando che la pandemia finisca e quando sarà finita saremo anche capaci di pensare che lo sarà stato grazie a quei sacrifici, e a quelli che si consumeranno in forma ritardata e certamente oscura.
E se vi dicessi che non esiste alcuna prova che i presenti vaccini siano sicuri per i bambini?
Ve lo dico: la FDA ha approvato l’uso dei vaccini, ma gli studi eseguiti sino ad ora sono assurdamente brevi e limitatissimi nel numero dei soggetti. Non si hanno prove ma si autorizza oggi un vaccino nei bambini da 5 a 11 anni che sarà studiato nei prossimi 5 anni su quella stessa fascia di età e i dati di sicurezza ed efficacia saranno disponibili solo dopo che tutti i bambini saranno vaccinati!!
Ora che dicono le mamme? Che faranno le mamme? Oramai loro sono l’estremo baluardo, l’estrema difesa. Solo le mamme del mondo, oggi, possono difendere i bambini del pianeta… Non ci resta che sperare in loro! Come sempre abbiamo fatto..
Qualunque mamma animale difenderebbe i suoi cuccioli fino alla morte. Il destino dei nostri bimbi è ancora una volta in mano alle mamme: speriamo che l’istinto materno esista e prevalga, speriamo che le mamme difendano i loro bimbi da questa follia che li vuole sacrificare per salvare la generazione degli ultraottantenni, almeno questa è la verità ufficiale, quella vera sarà pure peggio.
Speriamo capiscano che i bambini sono, invece, la naturale difesa dalla pandemia: ammalati loro, che non ne moriranno affatto, l’immunità naturale comincerà a crescere e difendere la comunità, come sempre è successo. E il coronavirus tornerà ad essere quello che è sempre stato: il virus del raffreddore.

Dr. Silvano Tramonte
Coordinatore Gruppo Medico scientifico EUNOMIS