di Silvano Tramonte*
Viviamo in un tempo in cui le istituzioni europee esercitano un potere crescente sulla vita di milioni di cittadini: dalle regole di bilancio alla sanità, dall’energia alla politica estera, dalla mobilità al comfort abitativo. Tuttavia, questo potere non è accompagnato da un’adeguata responsabilità democratica. Al contrario, l’Unione Europea appare come un’entità sempre più autoreferenziale, in cui le decisioni fondamentali vengono prese in modo opaco, spesso senza un reale mandato popolare e, a volte, secondo logiche peregrine o addirittura ridicole. Comprimendo libertà fondamentali e riducendo diritti per loro natura inalienabili.
La recente condanna della Commissione Europea da parte della Corte di Giustizia dell’Unione, per la mancata trasparenza nella gestione dei contratti sui vaccini COVID-19, ha mostrato con chiarezza questa distorsione: le regole esistono, ma non valgono per tutti. La Presidente Ursula von der Leyen, coinvolta direttamente nelle trattative opache, non ha subito alcuna conseguenza. In un sistema democratico, questo sarebbe impensabile.
L’Europa è dunque a un bivio: o si restituisce ai popoli la sovranità decisionale, o si costruisce finalmente una vera federazione democratica. L’attuale assetto istituzionale è un ibrido privo di legittimità, che unisce l’autorità al vuoto di responsabilità.
Il potere senza controllo: cosa decide davvero l’UE oggi
L’Unione Europea si è trasformata da comunità economica a struttura politica e normativa. Le sue istituzioni producono atti giuridicamente vincolanti su quasi ogni ambito di interesse pubblico, in particolare:
• Politica economica: tramite il Patto di Stabilità, il Semestre Europeo e i vincoli del Recovery Fund, l’UE condiziona le leggi di bilancio nazionali.
• Politiche sanitarie: la gestione centralizzata degli acquisti di vaccini ha esautorato i Parlamenti, introducendo una governance d’emergenza mai pienamente discussa.
• Ambiente ed energia: normative su emissioni, tassonomia verde e transizione energetica vincolano profondamente le economie nazionali.
• Relazioni esterne e difesa: sanzioni, invio di armi, coordinamento strategico, ed ora persino ventilata dichiarazione di guerra, avvengono a livello sovranazionale, spesso con consenso formale ma senza reale dibattito pubblico.
Tuttavia, nessuno di questi poteri è esercitato da soggetti direttamente eletti o pienamente responsabili. Il Parlamento Europeo, privo di potere legislativo autonomo, non può nemmeno proporre leggi. Le decisioni reali vengono prese dalla Commissione, dal Consiglio e da organismi tecnici, in spazi poco accessibili e lontani dal controllo democratico.
L’UE è oggi un potere normativo senza popolo, uno Stato senza cittadinanza piena, dove le decisioni sono vincolanti ma chi le prende non è realmente revocabile.
La responsabilità politica negata: il caso von der Leyen
Il caso dei contratti vaccinali negoziati con Pfizer è emblematico. Ursula von der Leyen condusse personalmente, tramite contatti diretti con il CEO dell’azienda, una parte fondamentale della trattativa. Gli SMS tra i due, richiesti da giornalisti e deputati, non sono mai stati resi pubblici.
Nel 2024, la Corte di Giustizia UE ha condannato la Commissione per violazione del diritto alla trasparenza, riconoscendo un abuso nell’occultamento di documenti pubblici fondamentali. Eppure, nessuna sanzione è stata applicata alla Presidente. Nessuna inchiesta interna. Nessuna assunzione di responsabilità. Anzi: von der Leyen ha ricevuto un nuovo mandato per guidare l’istituzione fino al 2029.
Il 14 maggio 2025, il Tribunale dell’Unione Europea ha emesso una sentenza contro la Commissione Europea in merito al rifiuto di rendere pubblici i messaggi di testo scambiati tra la presidente Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, durante le trattative per l’acquisto di vaccini anti-COVID-19 nel 2021. La Commissione aveva sostenuto di non poter fornire tali messaggi, affermando che non erano stati conservati poiché considerati di natura “effimera” e non rientranti nella categoria dei documenti ufficiali. AP News+10Fanpage+10ElHuffPost+10Financial Times
Il Tribunale ha stabilito che la Commissione ha violato il principio di buona amministrazione, non fornendo una spiegazione credibile sull’assenza dei messaggi e non dimostrando di aver effettuato una ricerca adeguata. La sentenza rappresenta un’importante affermazione del diritto all’accesso ai documenti pubblici e alla trasparenza istituzionale. Financial TimesAP News
Parallelamente, la Procura Europea (EPPO) ha avviato un’indagine penale sulle modalità di negoziazione del contratto tra l’UE e Pfizer, focalizzandosi su possibili reati quali interferenza nelle funzioni pubbliche, distruzione di SMS, corruzione e conflitto di interessi. Attualmente, Ursula von der Leyen non risulta formalmente indagata, ma l’inchiesta è ancora in corso. Il Giornale d’Italia+6rai.it+6Il Fatto Quotidiano+6
Questo caso, noto come “Pfizergate”, ha suscitato ampie discussioni sulla trasparenza e l’accountability delle istituzioni europee, specialmente in relazione alla gestione della pandemia e all’acquisto di vaccini.
Questo dimostra un problema strutturale: nella governance europea, la responsabilità personale è assente. L’autorità è collettiva, quindi diffusa, e quindi nessuno paga mai il prezzo delle decisioni sbagliate. Le regole giuridiche esistono, ma non esiste un potere politico sovrano in grado di farle rispettare agli organi dell’UE stessa.
Le due vie: sovranità nazionale o federazione europea
La crisi attuale impone una scelta storica. L’Unione Europea deve decidere se:
1. Tornare alla sovranità nazionale
L’UE diventerebbe un’alleanza tra Stati sovrani, con strumenti di cooperazione economica e politica non vincolanti. I Parlamenti nazionali riprenderebbero il pieno controllo su fisco, giustizia, politica estera e diritti civili. Questo modello garantirebbe maggiore prossimità tra cittadini e istituzioni, ma rischierebbe di indebolire il peso internazionale dell’Europa.
2. Costruire una vera federazione democratica
Questa via prevede:
• elezione diretta del governo europeo;
• poteri legislativi pieni al Parlamento Europeo;
• una magistratura indipendente;
• una Costituzione europea democratica;
• responsabilità penale e politica dei commissari.
È un progetto ambizioso, ma necessario se si vuole evitare che il potere europeo continui a crescere scollegato dalla volontà popolare.
Conclusione – Democrazia o obbedienza
L’Unione Europea è diventata un potere senza volto, che prende decisioni fondamentali senza assumersene la responsabilità. Questo è contrario a ogni principio democratico. Continuare in questa direzione significa normalizzare l’impunità istituzionale e la distanza tra cittadini e potere.
La soluzione non può essere una riforma cosmetica. Occorre scegliere tra due modelli opposti ma coerenti: il ritorno alle sovranità democratiche nazionali o la nascita di una federazione europea democratica e trasparente.
Non scegliere è, di fatto, una resa alla tecnocrazia.
Bibliografia essenziale
• Jürgen Habermas, Crisi dell’Unione Europea. Una risposta filosofica, Laterza, 2012.
• Dieter Grimm, Europa sì, Europa no. La costituzione dell’Europa come problema, Il Mulino, 2006.
• Carl Schmitt, Teologia politica, Adelphi, 2005 – per il concetto di sovranità come decisione.
• Luigi Ferrajoli, Per una Costituzione della Terra, Feltrinelli, 2022 – sul federalismo democratico.
• Yanis Varoufakis, Il minotauro globale, Laterza, 2012 – critica alla governance economica dell’UE.
• Trattato di Lisbona (2007) – per il quadro giuridico dell’UE.
• Sentenza CGUE, causa T-163/21, 2024 – sulla violazione del diritto d’accesso ai documenti UE.
• Mario Monti, Democrazie inquiete, Rizzoli, 2022 – utile per il confronto tra modelli tecnocratici e democratici.
*Medico chirurgo e Vicepresidente EUNOMIS