Una principessa che muore fa rumore

di Sabrina Leonelli*

 Passino gli atleti, i medici, gli appartenenti alle forze dell’ordine, i giovani che comunque ancora nel disinteresse generale cominciano – con i loro numeri sull’incremento dei malori e delle morti – a risvegliare qualche sopito dubbio: un’eco lontana, ma che inizia a farsi insistente rispetto a una verità che si fa sempre più difficile coprire.

Passino i casi di reazioni avverse da vaccino per il Sars-cov2, dentro e fuori dai confini italiani, passi la levata di scudi di tanti cittadini americani che stanno prendendo posizioni contrarie e sempre più ostili nei confronti del mantra del vaccino, venduto letteralmente alle menti come prodotto salvifico, panacea di ogni male, se si pensa a un articolo uscito recentemente sulla sua protezione nei confronti delle trombosi quando le ricerche inequivocabilmente lo pongono invece come responsabile dell’aumento di questa patologia. Numeri, dati e rumori generali in Italia ancora piuttosto soffocati, anche se la lunga fila in attesa di partecipare al convegno organizzato da Ippocrate.Org di sabato 4 febbraio a Bologna (relatori: i medici Mauro Rango, fondatore di IppocrateOrg, Fabio Burigana, Gastroenterologo, direttore del Comitato scientifico internazionale IppocrateOrg, Giovanni Frajese, endocrinologo, professore presso l’Università La Sapienza e ricercatore confermato del Dipartimento Medicina dei Sistemi) ci dice che qualcosa, lentamente, sta cambiando. Tante persone, infatti, provenienti da varie parti d’Italia, rimaste fuori per il successo dell’evento – sottovalutato dagli stessi organizzatori che non credevano a un riscontro così partecipato di tanta gente – erano tridosati, dichiaratamente pentiti, critici e arrabbiati, desiderosi di saperne di più, anche su come eventualmente potere ovviare al potenziale danno generato dalle somministrazioni ricevute.

Ma se è una principessa a morire per sospetta reazione avversa il rumore non resta troppo a lungo sotto la soglia di attenzione e si fa fischio perseverante alle orecchie di tanti, addirittura scavalcando anche il fact checking creato all’occorrenza e che ormai abbiamo ampiamente sperimentato: quel gettare fumo negli occhi che viene messo in campo con metodo e opportunismo per confondere le carte e rendere nullo ogni pensiero antitetico a quello definito ‘ufficiale’.

E così resta nebulosa, ma sentita anche ai ‘piani alti’, la vicenda attorno alle sorti della principessa thailandese Bajrakitiyabha Narendira Debyavati che ha accusato un malore improvviso lo scorso 13 dicembre, dopo 23 giorni dall’inoculazione della seconda dose di vaccino Pfizer (c’è chi dice sia stato dopo la terza) e che l’ha condotta alla morte celebrale, portando alla conseguente valutazione da parte del governo della Thailandia di dichiarare nulli i contratti con Pfizer/Biontech e citare per danni Big Pharma per ottenere un risarcimento – di cui non si conoscono le esatte cifre da destinarsi – alle famiglie thailandesi che abbiano subito lutti in seguito al vaccino contro la malattia Covid 19.

Secondo uno dei più celebri medici del paese asiatico, Sucharit Bahakdi, professore emerito di microbiologia medica ed ex capo dell’Istituto di microbiologia medica e igiene dell’Università Johannes Gutenberg di Magonza, la quarantatreenne principessa, figlia del re della Thailandia, molto sportiva, non era mai stata gravemente malata prima. La morte cerebrale della giovane donna è stata dichiarata il 14 dicembre e da allora è stata tenuta ‘in vita’ artificialmente.

In una recente intervista con il banchiere svizzero Pascal Najadi, il dottor Bahakdi ha affermato che il governo thailandese annullerà probabilmente il suo contratto multimilionario con Pfizer-BioNTech, il che comporterebbe la restituzione da parte di Pfizer-BioNTech al governo thailandese di una somma ingente.

Il dottor Bahakdi, settantaseienne, vanta un’illustre carriera nel campo medico da oltre cinquant’anni, ha insegnato in diverse e importanti università in Europa e ha scritto centinaia di articoli su immunologia, batteriologia, virologia.

Negli ultimi tre anni è stato una delle voci più autorevoli contro la narrativa mainstream sul tema Covid, avendo peraltro pubblicato nel 2020 il libro di grande successo “Corona, False Alarm?”.

È stato invitato dagli attivisti thailandesi a incontrare i consiglieri delle più alte autorità della Thailandia, riuscendo a spiegare come le ‘vaccinazioni’ contro il Covid si siano basate su una frode, considerando anche le dichiarazioni della stessa Agenzia europea per i medicinali (Ema) sul fatto che non siano mai avvenuti controlli di sicurezza farmacologica su questi vaccini.

Ad oggi Pfizer ha consegnato al paese oltre trenta milioni di dosi e non è noto se la Thailandia continuerà a utilizzare i vaccini di marca diversa da Pfizer – BioNTech o annullerà tutti i contratti con ogni casa farmaceutica produttrice dei vaccini anti Covid.

Se questo accadesse, la Thailandia diventerebbe il primo paese al mondo a considerare Pfizer responsabile di tutte i danni causati dal vaccino.

Si verrebbe in questo modo a creare un precedente gravissimo poiché non si tratterebbe di un pronunciamento di una singola Corte o Tribunale, bensì di un’intera nazione.

Ma cosa rappresenta la Thailandia nello scacchiere mondiale?

Poco citata dai media, ma non per questo meno importante in una logica geo-politica. È un paese che si definisce in termini di politica estera ‘flessibile’, come ha affermato il suo ex ministro degli affari esteri Thanat Khoman ritenendola una necessità in un mondo mutevole e il “bending-with-the-wind diplomacy” ne è diventato il mantra. In questo modo, la Thailandia ha saputo contrastare le spinte colonialiste del diciannovesimo secolo e ultimamente si è garantita una certa autonomia nelle relazioni con le superpotenze internazionali.

Dagli anni Settanta, la Thailandia ha migliorato i suoi rapporti con la Repubblica Popolare Cinese, mantenendosi equidistante dalle grandi potenze e restando ufficialmente alleata degli Stati Uniti. E ancora oggi restano solidi i legami economici ma anche politici e militari con la Cina, in quanto Bangkok e Pechino non hanno conflitti d’interesse particolarmente spinosi e negli ultimi due anni hanno intensificato i propri rapporti commerciali, mentre gli investimenti diretti esteri (IDE) cinesi in Thailandia sono in aumento. Così come lo stesso turismo cinese sul suolo thailandese riveste un quarto dell’intero fatturato e ha finito per influenzare persino la cultura e la lingua in alcune aree urbane tailandesi.

Lo stesso si può dire sul fronte militare, nonostante la tradizionale dipendenza di Bangkok dal supporto statunitense, Cina e Thailandia condividono un numero crescente di esercitazioni militari congiunte, sono legate da un recente acquisto di sottomarini cinesi da parte della Royal Thai Navy (la marina militare thailandese), nonché valutazioni sono in corso rispetto al progetto di un impianto militare condiviso.

Chiaramente la posizione geografica strategica della Thailandia la rende alquanto interessante per la Cina, rispetto all’egida e alle possibilità di sviluppo nei confronti del Sud-Est asiatico: per esempio, il forte desiderio della Cina di collegare la Thailandia al suo sistema ferroviario ad alta velocità attraverso il Laos.

Nonostante i rallentamenti su questo e altri progetti cinesi (la ferrovia viene osteggiata anche all’interno della Thailandia), i buoni rapporti tra i due paesi sembrano destinati a prosperare.

Al contrario, le relazioni tra la Thailandia e gli Stati Uniti, suo storico alleato, non sono più così brillanti dopo il colpo di stato del generale Prayut Chan- o- cha nel 2014 che ha determinato limitazioni delle libertà civili e dei diritti umani, incrinando gli equilibri interni. Questa regressione politica ha disturbato gli Stati Uniti. Oggi meno indulgenti rispetto agli anni della Guerra fredda, che hanno così ridotto le relazioni militari con Bangkok, criticando le posizioni politiche del Regno. Ma senza cogliere i frutti sperati, perché la Thailandia si è avvicinata ulteriormente alla Cina proprio per alleggerire le pressioni di Washington.

Resta, pertanto, delicata la posizione degli Stati Uniti che non possono permettersi uno spostamento troppo ad Est della Thailandia, proprio in virtù della sua posizione in quell’area.

Un’altra relazione storicamente stretta con la Thailandia è quella con il Giappone, l’altro gigante economico asiatico, che oggi rimane il principale partner commerciale e principale investitore (IDE).

E volendo ritornare al tema del vaccino per il Sars – Cov2 anche sul fronte giapponese iniziano a lanciare l’allarme sull’aumento di morti senza precedenti dopo la distribuzione dei sieri. Il governo comincia a essere sommerso da denunce ed è in corso un attacco alle forze politiche che hanno costretto all’inoculazione migliaia di cittadini.

Tutto questo, considerando che Tedros Adhanom Ghebreyesus dell’Oms ci ha già fatto sapere che dovremo prepararci a una potenziale pandemia di influenza aviaria H5N1, e mentre nel nostro più piccolo ambito nazionale prosegue la censura di una pellicola come “Invisibili”, di Paolo Cassina, anche se è di questi giorni l’elenco sempre più corposo di sale in tutta Italia disposte a ospitarlo e gremite di spettatori, come è stato a Napoli e in tante grandi e piccole città; e allo stesso tempo, stanno arrivando i primi indennizzi per danno da vaccino.

Uno dei più popolari giornali della Danimarca l’Ekstra Blandet è arrivato a scusarsi con i lettori per la sua ‘copertura’ del Covid, e per avere acriticamente accolto ‘esperti’ come Anthony Fauci, minimizzando le voci che sfidavano l’ortodossia del Covid. Il giornalista Brian Weichardt ha rilasciato le sue straordinarie scuse pubbliche, ammettendo che i giornalisti sono stati sedotti dal potere durante la pandemia, quando sarebbe stato deontologicamente corretto mettere in discussione la narrativa ufficiale.

Insomma il Re è sempre più nudo, alcuni lo hanno visto appena uscito tra la folla, altri cominciano ad accorgersene ora, altri faticano ancora a crederci.

La strada è lunga, tortuosa, lastricata di mezzi spropositati nelle mani di chi non vuole fare emergere ciò che si fa sempre più lapalissiana conferma e impellente esigenza.

Ma al di là dei mezzi, esiste il fattore tempo, più o meno ampio, che dovrà in qualche modo permettere di fare chiarezza, portare alla luce la verità e non da ultimo… fare giustizia nei confronti delle tante vittime, che ancora sono troppo “Invisibili” per essere accolte e riconosciute.

Ma diamo “Tempo al tempo…” e restiamo lucidi e fiduciosi. Ognuno facendo la propria parte.

Mutuando il titolo di Edward Lorenz della sua famosa conferenza del 1972: “Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?”, cambiamo i fattori, può un fatto singolo in un punto del Pianeta, creare ‘movimento’ come l’effetto domino su tutto il resto del mondo?

Perché no?

(n.d.r: Effetto farfalla: una singola e impercettibile azione o movimento può determinare nuovi assetti futuri, partendo dall’assunto che un semplice movimento di molecole d’aria generato dal battito di ali di una farfalla possa causare una catena di movimenti di altre molecole fino a scatenare un uragano, magari a migliaia di chilometri di distanza).

Giornalista, scrittrice, responsabile del servizio biblioteca, cultura e politiche giovanili del Comune di Granarolo dell’Emilia (Bo)*


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